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Tosca al Teatro Antico - Agosto 2016, associazione Aldebaran. 19 Agosto 2023 aiax spettacoli.

Tosca

Aiax Spettacoli. Teatro Antico di Taormina.

Opera in tre atti

testi di

Giuseppe Giacosa

Luigi Illica

musiche di

Giacomo Puccini

Personaggi

Floria Tosca, celebre cantante: soprano 

Hui He

Mario Cavaradossi, pittore: tenore

Hector Lopez Mendoza

Il barone Vitellio Scarpia, capo della polizia: baritono

Giulio Boschetti 

Cesare Angelotti: basso

Shi Zhong 

Il sagrestano: basso

Angelo Nardinocchi 

Spoletta, agente di polizia: tenore

Augusto Verdirame

Sciarrone, gendarme: basso 

Marco Pangallo

Un carceriere: basso 

Un pastorello

Direttore d'orchestra

Nicola Hansalik Samale

Regia

Carlo Antonio De Lucia

Costumi

Martina Moschella

Orchestra e coro

Aiax Opera

Direttore Artistico

Daniele Lombardo

Attori - Eos

Nobili Romane

Egle D'Anna, Elisabetta D'anna, Arianna D'Urso, Chiara Ferlito, Giulia Leotta, Lorena Rabita

Marchesa Attavanti

Simona oliva

Regina di Napoli

Sarah Ragonese

Cardinale

Angelo Puglisi

Cortigiani

Valerio Sacco, Cesare Scalia, Marco Talio

Nobili Romani

Carmelo Catania, Ruben Giardino, Giorgio Giufrè, Francesco Leonforte, Tiziano Pergolizzi, Giuseppe Spartà

Giudice del fisco

Manlio Mattaccini

Roberti

Carmelo Catania

Sbirri

Giorgio Giufrè, Tiziano Pergolizzi

guardie svizzere

Christian Messina, William Lanzanò, Ronald Field, Salvatore Nicolosi, Giovanni Di Guardo, Daniele Lombardo

Tosca al Teatro Antico di Taormina. 19 Agosto 2023. Aiax Spettacoli. Locandina

19 agosto 2023
21:00
teatro antico di Taormina

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"Taormina in Tosca Videoclip"
Riccardo Buffardeci

L'Opera

 La "Tosca” è un dramma di avvenimenti, un meccanismo d’orologeria lubrificanti dall’erudizione storica in cui non c’è spazio per pensare. I lunghi discorsi sono tutti narrazione e riferiscono dettagliatamente gli eventi che hanno preparato quelli che effettivamente capitano in quel momento.

"Tosca" è un'opera che incanta e affascina con la sua straordinaria bellezza e la sua potente intensità emotiva. La musica di Puccini, come una cascata di note divine, cattura immediatamente l'attenzione del pubblico, creando un'atmosfera di passione e dramma che permea ogni istante dell'opera. Le melodie indimenticabili si alternano tra momenti di struggente lirismo e fiammeggianti espressioni di emozioni, catturando i cuori e le menti degli spettatori.

Nell'opera Puccini dimostra il suo genio compositivo, introducendo innovazioni che hanno rivoluzionato il panorama dell'opera. In primo luogo, abbraccia una fusione armoniosa tra musica e dramma, creando una sinergia perfetta tra le emozioni dei personaggi e le note che ne accompagnano le vicende. Questa connessione profonda tra musica e narrazione conferisce a "Tosca" una forza espressiva senza pari.

Inoltre, Puccini osa sperimentare con armonie ardite e ricche di sfumature, sfidando le convenzioni musicali del suo tempo. Intraprende un viaggio di esplorazione musicale, combinando elementi tradizionali con tocchi moderni, creando così una colonna sonora che è al contempo familiare e sorprendente. L'uso magistrale del leitmotiv, che associa un tema musicale specifico a un personaggio o a un'idea, dona a "Tosca" una coerenza tematica che cattura l'attenzione e l'immaginazione del pubblico.

Ma l'innovazione di Puccini va oltre la musica. "Tosca" è ambientata in un'epoca storica ricca di intrighi politici e rivoluzioni, offrendo uno scenario avvincente per la trama dell'opera. Puccini sa combinare il contesto storico con una storia personale di amore e tradimento, creando un connubio affascinante tra realtà storica e dramma individuale.

Tosca nel pozzo del giardino

Da questi racconti apprendiamo la storia passata di ognuno dei principali personaggi: Mario Cavaradossi , un pittore dalle simpatie liberali, nato a Parigi da padre romano e madre francese, allievo dell’artista rivoluzionario Jacques-Loius David, richiamato a Roma un anno prima per sistemare gli affari relativi all’eredita’ del padre defunto e trattenuto dal suo amore per Tosca; 

Mario Cavaradossi

Cesare Angelotti, interpretato da Shi Zhong, console dell’effimera Repubblica Romana del 1798, da poco evaso da Castel Sant’Angelo, dove era stato imprigionato su istigazione di Emma, Lady Hamilton, che lui aveva “protetto” quando lei faceva la prostituta nei Vauxhall Gardens;

Shi Zhong interpreta Cesare Angelotti al teatro antico di Taormina. 19 Agosto 2023

il barone Vitellio Scarpia, capo della polizia, per meta’ bigotto e per meta’ satiro, che rischia la vita se non sara’ capace di riacchiappare il fuggiasco; 

Giulio Boschetti interpreta il barone Scarpia. Tosca a Taormina.

e finalmente Floria Tosca, interpretata dalla magnifica Hui He. Un tempo era guardiana di capre sulle colline nei dintorni di Verona, per era stata accolta ed educata da suore benedettine. Cimarosa, in visita al convento, aveva udito la sua voce nel coro e aveva ottenuto il nullaosta papale per farle studiare canto: da allora in poi si era esibita nei maggiori teatri di tutta Italia. Al momento Floria Tosca e’ impegnata al Teatro Argentina di Roma. La fama, communque, non ha intaccato in alcun modo la sua semplicita’ contadinesca. Dice Cavaradossi ad Angelotti: “Non le riconosco che un difetto: una folle gelosia, che talvolta turba un poco la nostra felicita’. Anche la sua devozione religiosa e’ eccessiva: ma l’amore e la devozione si accordano abbastanza tra loro”.

Sul palco del Teatro Antico verrà messa in scena la Roma del 1800 in una forma sintetica, non invasiva, che sappia far ammirare le bellezze romane antiche del teatro stesso, in un’alchimia fra antico e moderno che possa far rivivere la magia di una passeggiata fra il foro antico e Castel sant’Angelo nella nostra capitale.

Te Deum, Tosca al Teatro Antico di Taormina 2016

La Tosca rimane il dramma dei personaggi. Incastonata in una cornice estetica impeccabile, in realtà parla agli spettatori di drammi estremamenti intimi, in cui la dimensione drammatica è solo un pretesto. Arte, Religione e Passione. Queste tre potenze della creazione umana si trovano a scontrarsi in uno stallo alla messicana insanabile. In ognuno dei tre protagonisti si mescolano e provocano un totale ribaltamento delle istituzioni sociali in cui sono incastonati.

Hui He, Tosca a Taormina 19 Agosto 2023
dott.Edoardo Porto interpreta il giudice del fisco nella Tosca al Teatro Antico di Taormina 2018 - neurochirurgo - istituto "Carlo Besta" Milano

Il pittore, la cantante, l’uomo delle istituzioni, sono soltanto simboli da abbattere e capovolgere; la Tosca è tutto questo. Il ritmo è incalzante, l’assenza del preludio, la continua fuga dei protagonisti, tengono il fiato sospeso dello spettatore fino all’acme finale; inframezzati soltanto da tre arie che sono quasi tre inni che sospendono il tempo per aprire il cuore dei personaggi al pubblico:  “Recondita armonia”,“Tre sbirri e una carrozza” e “Vissi d’Arte”. 

Augusto Verdirame

Tosca Hui He
Scarpia e i gli sbirri
Mario Cavaradossi al Teatro Antico di Taormina. Tosca - 19 Agosto 2023, Aiax spettacoli, opera e balletto.

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news

Tosca: forza inarrestabile. Commento del Prof. Daniele Abate

Hui He sarà Tosca per la prima volta al Teatro Antico di Taormina

Il compositore

Giacomo Puccini

Giacomo Puccini

Anamnesi di un grande amore, quello di Giacomo verso le donne

Fattosi ben conoscere con un Mottetto ed un Credo eseguito presso il duomo di Lucca in occasione della festa di San Paolino, pezzi poi inseriti nella “Messa per quattro voci con orchestra”, quel che mancava a Giacomo era quella tranquillità economica che gli permettesse di realizzare i suoi progetti, dunque fu ancora una volta sua madre a rendergli la strada da percorrere donandogli nuovo slancio. Albina seppe mirare non poco in alto!Così, inoltrando una petizione alla Regina Margherita attraverso l’intercessione della marchesa Pallavicini, ottenne per il promettente compositore la dispensa di una borsa di studio di L. 100 mensili per un anno. Da qui in poi la vicinanza alla Casa Reale dei Savoia si rafforzò a tal punto da voler la Sovrana in persona  presenziare la prima di Tosca al teatro Costanzi il 14 Gennaio 1900 e questo nonostante si temesse una sommossa d’ artiglieria al cui gesto il Mugnone, direttore d’orchestra, avrebbe dovuto contrastare simbolicamente facendo eseguire la Marcia Reale. 

Non è dunque d’ ascrivere al semplice caso l’amore che lega Giacomo all’universo femminile, oltre i suoi svariati legami sentimentali, oltre i suoi flirt che non poco fecero vociferare, il Maestro espresse verso le donne ammirazione per quell’essenza più aulica peculiare ad esse. Pazienti, coraggiose, passionali, i ruoli principali sono affidati a donne d’ogni rango, affermando un cambiamento di bussola dello status quo. Non solo virtù in senso strettamente inteso, talvolta anche funambole, subdole e superficiali come nel caso di Manon, nella quale comunque alberga la passione assoluta ed il sapersi dare senza filtri alle emozioni più profonde. Sarà piuttosto Turandot, protagonista dell’ultima sua opera, a mostrare una sfaccettatura diversa, un quadro psicologico nettamente più complesso, dove il dramma si accuserà all’interno dello stesso soggetto della Principessa, incapace di vivere le gioie, ossessiva, relegata a vivere in una dimensione recondita e capace di obnubilare. Forse dietro questo personaggio si nascondono i drammi vissuti dall’autore, come quello della morte di Doria (1909), la sua inserviente, che si ebbe a suicidare dopo essere scappata di casa in preda alla vergogna, sentendo il peso di quanto accusatole dalla gelosissima moglie, Elvira Puccini, ovvero di intrattenersi col marito in propria assenza. L’ancora sedicenne Doria, illibata secondo l’autopsia, di certo rappresentò il più grande dei suoi drammi, stavolta in carne ed ossa, un verismo degno dei più grandi autori dove a raccontargli con estraneità fu la più grande scrittrice,  la vita. 

Il conflitto interiore, freno e volano artistico

Ogni artista è tale nella misura in cui osserva, studia e dunque produce delle opere d’ingegno che trasmettano qualcosa in più rispetto a quanto già visto, udito, toccato. 

Artista è dunque colui che fa del passato un humus fertile dal quale poter trarre nuove idee  incentrandole o meno in una forma ben connotata, ma c’è di più, c’è anche chi come nel caso del Maestro Puccini dimostra di voler stravolgere gli schemi, di voler creare forme il cui contenuto risulti innovativo, reimpostando totalmente il materiale consegnato dalla Storia tanto da farlo apparire totalmente nuovo. L’ultimo dei grandi operisti fu nella sua arte quello che fu nella vita, ossia desideroso di regole ferree da poter infrangere od aggirare senza destare scandalo, nella vita  di tutti i giorni un libero pensatore ossequioso alle rigide regole etico sociali della monarchia, vivendo a tratti con terrore l’essersi allontanato dalle sue origini, tanto da scrivere al suo amico Arnaldo Fraccaroli: <<… in mezzo a tutto questo scenario da mille ed una notte tu lo vedi il piccolo organista di Lucca?>>
Se si osserva poi questo comportamento nella dimensione storica della seconda metà del XIX Sec. ci si rende conto che lo stravolgimento industriale, dunque consequenzialmente etico sociale, fece dei compositori di fine ‘800 degli inquieti, dei ricercatori destabilizzati che sentirono forte l’esigenza di dovere al mondo qualcosa di totalmente nuovo. La vita trasferitasi in gran parte nelle città, la borghesia adesso fortemente presente, le nuove strabilianti  invenzioni che tacitamente abituavano l’uomo a non stupirsi più di tanto, imposero nuovi modi di pensare che non potevano più trovare risposte concrete negli schemi triti e ritriti del passato. Il compositore non scriveva più di getto ma meditava, esigeva ritiri, esprimeva se stesso ed il suo tempo senza sottostare alle esigenze terze. Così soffriva Puccini, l’inesorabile distacco dalla sua giovinezza, inebriandosi di baldanzose comitive e scherzi avversi ai malcapitati per poi ritirarsi nel silenzio delle sue stanze a meditare sul mondo e sulla sua mutevolezza. Oggi come ieri cambiavano la società ed i costumi, così se anche dopo il 1850 un’opera seria constava di circa tre o quattro ruoli portanti in cui ognuno avrebbe avuto un assolo, passando poi a duetti e confronti nel così detto “concertato finale”, e su tutti o sulla maggior parte dei solisti si sarebbero aperti dei focus grazie a sfondi scenici e corali, alla fine dell’800 dell’opera italiana ne vennero cambiati i connotati, mutandone la concezione, sentendo non la sola esigenza di modificarne gli schemi piuttosto di renderne l’unicità tematica di ogni singola opera. In questo Giacomo Puccini, nella sua continua ricerca (nella quale non si sentirà mai totalmente soddisfatto) sperimenterà per tutta la sua vita un’arte “diversa”, aspirando a quel colpo di genio che lo potesse rendere diverso ed unico, ma sarà proprio questo continuo navigare su acque sconosciute a non risparmiargli forti delusioni, insicurezze e quindi forti difficoltà nel portare a compimento lavori già iniziati. Duchi e donzelle (abbandonate) nella sua narrazione spariranno per dar voce ad un realismo sconvolgente, ricco di un trasporto di grande tensione. Il concetto di originale rappresentò dunque l’obiettivo cardine rasentando anche un grande limite alla quantità in favore della qualità. Più volte il Maestro ebbe a fermarsi nella composizione delle sue opere, quasi a perdere fiducia in ciò che stesse facendo, esigendo da se stesso un approfondimento al singolo soggetto psicologico, una ricerca che quando completata doveva essere poi trasdotta in musica per esprimere al meglio atmosfere, stati d’animo o semplicemente accompagnare il bel canto. Se le opere pucciniane riescono a parlare ancor oggi  attirando a se il pubblico è proprio per la ricercatezza e la sinergia fra gli aspetti citati, sia sul versante musicale che psicologico sociale e sociologico. La tecnica italiana della reminiscenza, con un tema ribadito in corso d’opera, e la tecnica wagneriana del leitmotive, dove effetti timbrici ed elementi si legano ad un personaggio e vengono ribaditi alla sua presenza, non sono poi elementi così innovativi, è vero, ma la ricercatezza delle ambientazioni e l’uso di un effetto unificante di collegamento fra le scene rese l’opera pucciniana esempio di magistrale bravura. Per ovviare alla perdita d’ispirazione, dovute a certe riflessioni dalle quali  non se ne veniva fuori, anche il lucchese, come tanti altri musicisti, agiva come un sarto con le proprie stoffe cucendone  a chiuderne le toppe, non appaia dunque strano al caro lettore se per l’ultimo atto di Tosca, Puccini, fece uso di brani scartati dalle sue opere Edgar e Madame Butterfly, d’altronde Tosca e Cavaradossi esordendo il loro grande sentimento con il lungo duetto d’amore avevano già detto molto, così con l’uso di materiale 
adattato riuscì ancora una volta a stupire rendendo una continuità scenica innovativa se pur lineare. Dalla sua sofferenza nel trovare nuove vie espressive, nel dramma che vedeva l’ossimoro della sua vita da “piccolo organista” a  collezionista di svariate onorificenze estere ed italiane, il Senatore (nominato tale “per chiara fama” 2 mesi prima del suo decesso avvenuto il 29 Novembre 1924 a Bruxelles, Belgio) plasmó  il suo pensiero e lo trasdusse in un’arte divenuta ambasciatrice nel mondo dell’estro artistico italiano.

Prof. Daniele Abate

Compositore italiano ritenuto dai melomani fra i maggiori operisti d’ogni tempo, venne al mondo in una fredda notte lucchese fra il 22 ed il 23 Dicembre del 1858,  vantando da parte paterna diverse generazioni impegnate nell’arte d’Euterpe, inoltre gli fu zio da parte materna Fortunato Magi, musicista allievo di Michele Puccini. Nel 1864, anno in cui il mondo s’irradiava di nuova luce con la nascita di Richard Strauss, a casa Puccini veniva meno il padre che all’età di 51 anni lasciò all’esistere terreno, oltre al piccolo Giacomo, anche sei figlie più un figlio venuto al mondo tre mesi dopo la dipartita. Albina, la madre del Maestro, venne chiamata dunque ad occuparsi in prima persona dell’educazione del figlio, disponendo che la disciplina musicale gli venisse impartita dal citato Fortunato Magi, che se pur divenne direttore dell’Istituto musicale di Lucca, poi della Scuola di Ferrara nonchè fondatore del liceo musicale della Spezia, non seppe peraltro vedere lungo sulle doti del piccolo che ebbe piuttosto a definire "falente", fannullone! La didattica severa, fatta di calci agli stinchi e percosse, allontanerà momentaneamente Giacomo dallo studio, arrecandogli diversi traumi che lo tedieranno per il resto della sua vita (fra cui contrazioni involontarie alle gambe all’udir di stonature) allorchè, la madre preso atto di quanto il figliolo stesse patendo,scelse di condurlo alla docenza del Carlo Angeloni,anche questi guida severa ma quanto bastò per riaccendere in Giacomo l’ardita fiamma dell’arte. All’età di 15 anni ilLucchese, ancora ignaro che il suo nome sarebbe rimasto iscritto ai posteri, completò i suoi studi umanistici, così per risollevare le finanze della propria famiglia iniziò a darsi da fare suonando ora in chiesa, senza dispensare all’organo cabalette profane tratte da opere verdiane, ora presso i caffè cittadini,

che lo portarono a mescolare  sacro e profano in una

dimensione giunta  in età più matura in creazioni dove è forte,

spesso apparentemente conflittuale, bisognoso di risposte e

tal volta al contempo tragico e risolutivo, il grido d’aiuto e di

speranza dell’uomo afflitto dalla condizione umana verso il

Divino. Bisognerà attendere l’11 Agosto 1861 affinchè il teatro

si imponga quale mezzo adatto a contenere le straordinarie

esigenze artistico-espressive dinnanzi agli occhi dell’adesso

promettente diciottenne. Da Lucca a Pisa, a piedi s’intende,

Giacomo non sapeva, che da lì a poco, l’assistere all’opera

verdiana Aida avrebbe scosso, quasi con forza maieutica,

la sua reale vocazione. Non poteva sapere che dopo

quell’ascolto sarebbe sbocciata in lui quella profonda

inquietudine che non lo avrebbe mai più abbandonato, quella

voglia tipica degli artisti coevi nel ricercare nuovi linguaggi,

abbattere le convenzioni, affermare nuovi generi. L’arte,

continua ricerca, sofferenza, esigenza espressiva, da subito non

sempre compresa, si palesò quale prima manifestazione

operistica del Maestro ben 23 anni dopo con l’opera balletto

Le Villi, lavoro in un atto su libretto di Ferdinando Fontana. 

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